Tutto quello che è importante sapere
Negli ultimi decenni è aumentato il numero di soggetti che presentano disturbi legati all’ingestione di cibo. Allergie e intolleranze appartengono al vasto gruppo di disturbi definiti come reazioni avverse al cibo.Un morso di pane o un piatto di pasta per chi non tollera il glutine, un bicchiere di latte per chi non digerisce il lattosio. Sono solo due esempi di quelle reazioni dell’organismo al cibo colpevoli di svariati sintomi tra cui pancia gonfia, dolori addominali e diarrea tra i più frequenti. In materia di intolleranze un po’ di confusione c’è, alimentata dalla moda del momento, dalle diagnosi fai da te, ma anche da professionisti poco competenti, che propinano test senza alcuna validità scientifica. Negli ultimi quaranta anni, in seguito al processo di industrializzazione, il problema delle intolleranze alimentari ha cominciato a farsi sentire in modo sempre maggiore. Le possibili cause “dirette” sarebbero da ricercarsi in un’alterata integrità della mucosa intestinale; le cause “indirette” invece, sono ricondotte ad una condizione di stress continuo, in grado di ridurre la selettività della mucosa intestinale. Oltre alla funzione di digestione e assorbimento, l’intestino e, in particolar modo, la mucosa intestinale, svolge un ruolo molto importante di barriera protettiva per l’organismo, insieme all’ecosistema microbico residente nel tratto gastrointestinale. Bisogna innanzitutto distinguere tra intolleranze ed allergie: le prime sono reazioni avverse agli alimenti, ma che non mettono in gioco meccanismi di difesa immunologica, a differenza delle allergie alimentari. Lo sviluppo di quest’ultime infatti causa un’alterata risposta immunitaria con produzione di anticorpi (chiamati IgE) che reagiscono verso le proteine alimentari, scambiate per “nemiche”. I sintomi riconducibili alle allergie alimentari sono: prurito al palmo delle mani e dei piedi, rossore e gonfiore generalizzato e orticaria, difficoltà respiratorie, dolori addominali, vomito e diarrea, abbassamento della voce e raucedine, debolezza da calo della pressione, fino al quadro più drammatico dello shock anafilattico, e tutto questo entro breve tempo dall’assunzione del cibo (entro le 24 ore). Nelle allergie più gravi anche solo l’odore o la minima esposizione a un allergene può scatenare questa reazione. Sono abbastanza diffuse le allergie riguardanti: pesce, crostacei, latte, uova e arachidi. L’ intolleranze invece coinvolgono il metabolismo, ma non il sistema immunitario e i sintomi sono meno intensi e compaiono a distanza di tempo dall’assunzione del cibo (48-72 ore). Tra le intolleranze più diffuse abbiamo quella al lattosio e al glutine.
In generale per le intolleranze non esistono test che permettono una diagnosi assoluta. I cosiddetti test per l’intolleranza alimentare (tra cui il test di kinesiologia, di citotossicità, di mineralogramma e simili) non hanno alcuna base scientifica. Per le allergie esistono test che si basano sul dosaggio degli anticorpi IgE sia nel sangue che cutanei. In ogni caso, così come per le medicine,consultare uno specialista e personalizzare la propria terapia.
Risponde la nutrizionista
Cara dottoressa,
allergie e intolleranze possono svanire seguendo un preciso stile alimentare?
Grazie, Roberta
Cara Roberta,
se le allergie compaiono in età pediatrica, tendono a scomparire durante l’infanzia. Le allergie alle arachidi, alla frutta secca a guscio, al pesce e ai frutti di mare, tuttavia, raramente scompaiono. Se invece insorgono in età adulta, in genere persistono per tutta la vita. Per quanto riguarda la celiachia l’unica cura è una dieta senza glutine. Le intolleranze possono scomparire seguendo per un certo tempo una dieta che escluda gli alimenti verso i quali si è intolleranti.
Cara Giulia,
quali sono i soggetti a rischio di allergia alimentare?
Un saluto, Maria
Cara lettrice,
la presenza di casi in famiglia è uno dei fattori che permette di prevedere problemi alimentari di tipo allergico. Nei neonati che hanno un genitore allergico il rischio di sviluppare un’allergia alimentare è due volte superiore rispetto ai neonati i cui genitori non soffrono di allergie. Se entrambi i genitori sono allergici, il rischio aumenta da quattro a sei volte. In base ai dati raccolti, l’allattamento al seno, comparato con l’alimentazione artificiale, ridurrebbe il rischio di allergia alimentare. Nei neonati con parenti stretti che soffrono di allergie, il solo allattamento al seno per 4-6 mesi sembra sufficiente a fornire una certa protezione.