Storia di un “Bacio”che ancora intriga e commuove
Come migliore augurio di felice anno nuovo vorrei offrirvi un “Bacio”, ma non un bacio qualsiasi, bensì il “Bacio”, quello che ha resistito a qualsiasi confronto, quello che tutte le Arti grafiche e non solo hanno cercato di emulare, quello che ancora, dopo due secoli, riesce a commuoverci , quello che ormai è diventato un’autentica “Icona pop”. Naturalmente avrete capito: sto parlando del dipinto replicato in tre versioni del Pittore veneto, naturalizzato a Milano, Francesco Hayez, oggi e fino al 21 febbraio in Mostra alle Gallerie d’italia a Piazza Scala a Milano, a cura del super esperto F. Mazzocca e C. Gozzoli.
In un Saggio da Londra, l’esule Giuseppe Mazzini elogiò Hayez come il caposcuola della pittura nazionale e Vate del Romanticismo storico, avendo illustrato e vissuto in prima persona l’intero arco del Risorgimento, descrivendone in modo iconografico le speranze, le grandi illusioni, le vittorie, le sconfitte. Lo scenario d’altronde lo impone, va dalla Letteratura alla Musica, il melodramma è d’obbligo: da Verdi a Manzoni, a D’Azeglio in una serie infinita, tutti fanno la loro parte con in unico scopo: Unità e Libertà. Nascono dunque con Hayez i quadri dalle chiare allusioni politiche a sfondo patriottico, come il “Pietro Rossi”, i “Vespri siciliani”, il “Carmagnola”, “Pietro l’eremita”, “I profughi di Parga”, ma anche ritratti, eroine bibliche e magnifiche odalische in cui al cromatismo veneto si coniuga magistralmente con il plasticismo di stampo Canoviano. Tradizione e modernità, utopia e realismo sanciscono così, grazie ad Hayez, il Risorgimento della pittura ottocentesca di cui Giovanni Fattori sarà il maggior esponente. Il colore in Hayez diventa messaggio mediatico con tutte le sue significative variazioni. Emblematiche le tre versioni del “Bacio” in cui si legge il trapasso dalla esaltazione per la liberazione della Lombardia, con l’uso del Tricolore Italiano e Francese, alla feroce delusione per l’armistizio di Villafranca del 1859, che lasciava Venezia e il Veneto all’odiata Austria.
Ma il destino di quel “Bacio”, icastico e al contempo coinvolgente, è proseguito nel tempo, diventando il simbolo stesso dell’Amore. Dopo di lui, un’infinità di altri “Baci”, da Munch a De Chirico, da Chagall a Picasso, da Klimt a Magritte, senza contare le arti grafiche, la fotografia, il cinema (“Via col vento”e “IL Titanic” tanto per citare i baci più celebri). Persino l’industria dolciaria con i famosi “Baci Perugina” simbolo di San Valentino, la festa degli innamorati, ancora oggi e più che mai hanno trovato ispirazione da quel “Bacio”.