Lo scorso 12 novembre si è tenuto nella biblioteca di cecchina l’incontro “donne e violenza”
Emozionante, toccante e suggestivo è stato l’incontro avvenuto giovedì 12 novembre presso la Biblioteca comunale di Cecchina. La giornata è stata organizzata dall’assessorato alla Pubblica Istruzione, Politiche educative, giovanili, Europee, gemellaggi e Biblioteche di Albano, Alessandra Zeppieri, in collaborazione con Gabriela Lio, Presidente dell’associazione culturale OIKOS. Nel mese in cui cade la “Giornata Internazionale della violenza contro le donne”, nella Biblioteca di Cecchina si è tenuto l’incontro “Donne e violenza”. Al centro della sala è stato occupato un posto, a ricordo delle donne vittime di violenza. Un “Posto occupato” è un’iniziativa nata in Sicilia il 29 Giugno 2015 per dire «BASTA» al femminicidio. Quel posto occupato avrebbe dovuto essere una presenza; è un’idea, un dolore, una reazione contro il silenzio, l’omertà, la violenza. Chiaro, semplice e incisivo è stato l’intervento della psicologa e psicoterapeuta Antonella Di Berto Mancini che ha sottolineato quanto la violenza, non solo fisica, ma anche psicologica dell’uomo verso una donna, sia una vera e propria violenza dei diritti umani. Ogni anno si registrano dati allarmanti riguardo alla violenza domestica: un uomo è violento, quando, all’interno del nucleo familiare, impedisce alla donna di realizzarsi, di essere “altro” rispetto ai ruoli tradizionali di cura e protezione della casa a cui la donna è sempre stata relegata; un uomo violento è quello che annulla la donna nella sua intimità, fino ad arrivare al femminicidio, ultima e totale fase di distruzione della persona. Nel corso dell’incontro è stato sottolineato più volte la mancanza di politiche precise da mettere in atto per prevenire la violenza sulle donne. Lo Stato deve attivarsi, deve farsi promotore di una politica di difesa e garanzia dei diritti umani mediante l’istituzione di precise politiche socio-culturali. Suggestivo è il dato economico fornitoci dalla psicologa Antonella Di Berto: attualmente, la violenza domestica in Italia ha un costo sociale di 16’719’000’000 di euro in termini di danni economici, sociali e sanitari (costi dei famaci, spese legali, attivazione dei servizi sociali…). La stessa Zeppieri ha sottolineato il carattere di emergenza sociale che ha ormai assunto la violenza contro le donne e la necessità di un intervento delle istituzioni. A spiegare l’importanza della prevenzione e dell’educazione è stata la Presidente dell’associazione “Ponte Donna”, Carla Centioni. Grazie al suo intervento è stato messo in luce anche l’importanza di rieducare gli uomini maltrattanti (servizio già attivo nella “Casa Internazionale delle donne” a Roma), pensando in particolare ai minori. Per i figli, la figura paterna sarà sempre un punto di riferimento essenziale: rieducare un uomo violento significa anche restituire ad un bambino il diritto di godere dell’amore di un padre. Carla Centioni, che ha fatto parte del Comitato scientifico per la stesura della legge regionale contro la violenza delle donne, ha più volte sottolineato l’importanza di non etichettare le donne vittime di violenza, ma di considerarle “donne in difficoltà”. È sinonimo di sensibilità cercare, in particolare nei piccoli centri abitativi in cui l’occhio sociale è molto forte, di non giudicare sotto stereotipi culturali le donne che hanno subito violenza. Spesso sono proprio loro, che, per paura di essere giudicate o addirittura emarginate dalla società, si sentano responsabili della violenza subita e tentano anche di giustificare il loro aggressore. Le donne devono essere sostenute, non giudicate, amate, non violentate.
Giulia Lenci