Annalisa Minetti “Una vita specialmente abile”

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Annalisa Minetti “Una vita specialmente abile”

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Annalisa Minetti: "vivo la vita appieno bisogna fare del dolore un'opportunità. Il mio successo più grande è l'essere mamma" Cantante, vincitrice del Festival di San Remo 1998 sia nella categoria giovani che big (unica fino ad oggi a vincerle entrambe nella stessa edizione), scrittrice, modella, premiata con la fascia di "ragazza in gambissima" a Miss Italia 1997, dove era giunta con il titolo di Miss Lombardia, conduttrice e autrice televisiva, sportiva, medaglia di bronzo paraolimpica a Londra 2012, nonché campionessa del mondo e più volte primatista del mondo ed europea in varie distanze nel mezzo fondo, impegnata nel sociale attraverso svariate attività associative. E’ difficile riassumere tutte le attività in cui si è cimentata Annalisa Minetti, ottenendo sempre risultati che l’hanno portata ai vertici internazionali, sia che si tratti delle piste di atletica sia che si trovi su un palco da concerto, su una passerella o davanti alle telecamere. Per qualche anno cittadina di Albano Laziale, sposata e mamma di due figli: Fabio e Elena Francesca. Dall'età di 18 anni non vedente a causa di una malattia degenerativa alla retina. Le abbiamo chiesto di raccontarci un po’ di se.

Annalisa leggendo il tuo curriculum viene spontaneo chiedersi dove trovi le motivazioni per fare tutto ciò che fai, con risultati sempre di eccellenza?
“Semplicemente vivo la vita a pieno, in ogni cosa che faccio: più che una disabile mi sento una specialmente abile”;

Tra i tuoi successi quello di essere mamma è il più importante?
“Assolutamente si. L’essere madre è un’emozione ed un esperienza unica e speciale. Per chi come me non vede ha un senso ancora più profondo. Noi non vedenti siamo abituati a doverci fidare ed affidare agli altri, nelle cose di tutti i giorni, mentre i figli naturalmente si fidano e affidano a te, anche se non vedi. Questa sensazione di sentirsi investita totalmente della fiducia degli altri è una sensazione speciale, resa ancor più speciale se ad affidarsi a te sono i tuoi figli. Loro sono così spontanei e non spettacolarizzano mai nulla”;

Hai vissuto per molto tempo ad Albano Laziale: che ricordo hai di questa città? “Da 4 anni vivo a Roma ma il periodo che ho vissuto ad Albano è indimenticabile. Albano per me rappresenta l’indipendenza e la libertà. Quando venni ad abitare li lo feci con dei carissimi amici, con cui ho condiviso alcuni dei momenti più belli della mia vita. Il bar delle tartarughe, le passeggiate, il sushi…fantastici. Ci torno spesso perché li conservo tanti amici e ricordi”;

Sei una persona non vedente che ha ottenuto lo stesso dalla vita tanti successi: ma non per tutti è così. Cosa ti sentiresti di dire a chi vive la tua stessa situazione e non riesce a trovare una sua dimensione?
“Tu sei non vedente come me, quindi puoi capire ciò che sto per dire. Noi non possiamo permetterci di avere paura. Molto dipende dalla famiglia, ma io credo che si debba fare del dolore un’opportunità. Una volta mentre giravo in un supermercato ad Albano mi fermò una mamma che, disperata, mi raccontò la storia di suo figlio che stava perdendo la vista a causa della mia stessa malattia. Dopo qualche anno ho saputo che quel ragazzo, diventato cieco, si era laureato e si era affermato professionalmente. Ecco, tutto dipende da come si affronta la vita”;
C’è un segreto per affrontarla come fai tu?
“Penso sia fondamentale il rapporto che si crea con la persona che ci sta accanto. Per un cieco c’è sempre una persona che lo accompagna: se tra loro si crea un clima di complicità, coinvolgimento, se si fa squadra, tutto è più facile e raggiungibile”.

Andrea Titti



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