Cosa introduce la Legge di Stabilità in materia di pensioni
IL CASO ITALIANO
Oggi per andare in pensione di vecchiaia occorrono 66 anni e 7 mesi, che dal 2019 verranno adeguati ogni due anni alla speranza di vita, arrivando a 70 anni, si prevede, nel 2049. Situazione più triste per i giovani nati dopo il 1980 e con carriera discontinua che, secondo il presidente dell’Inps Tito Boeri, rischiano di dover aspettare fino a 75 anni. Per la pensione anticipata occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi, che si stima saliranno a 46 anni e 3 mesi nel 2049. I sindacati parlano di requisiti insostenibili mentre le aziende, soprattutto le grandi, sono disposte a pagare di tasca propria il pensionamento anticipato pur di mandare a casa i lavoratori anziani. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è sempre detto favorevole alla cosiddetta «flessibilità in uscita», che significa appunto correggere la riforma Fornero per permettere il pensionamento qualche anno prima, ma con un assegno un po’ più basso. A frenare le aspettative è stato finora il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e con lui la Ragioneria generale, allarmati per l’aumento della spesa pubblica e soprattutto per la perdita di credibilità presso la commissione Ue che deriverebbe da un intervento che suonasse come uno smobilizzo della riforma Fornero. Bisognerà comunque aspettare la legge di Bilancio per il 2017 per osservare qualche novità e cambiamento rispetto alla situazione attuale.
PART TIME
A partire dal 2016, chi si trova a tre anni dalla pensione (passati i 63 anni e 7 mesi) potrà richiedere il part time mantenendo gli stessi contributi che garantiva l’impiego a tempo pieno. Si tratta di un accordo tra l’azienda e il dipendente con il quale il datore di lavoro si impegna a versare in busta paga sia lo stipendio part time che i contributi. La convenienza c’è per tutti: il titolare risparmia sullo stipendio e il dipendente anche se lavora la metà prende il 65 per cento dello stipendio.
OPZIONE DONNA
È la possibilità di ritiro anticipato dal lavoro per chi raggingesse e seguenti requisiti:
per le lavoratrici dipendenti: almeno 57 anni e 3 mesi di età;
per le lavoratrici autonome: almeno 58 anni e 3 mesi di età;
almeno 35 anni di contributi. Attenzione, però, in quanto nei 35 anni di contributi non possono essere computati i periodi di disoccupazione e malattia.
Dalla data di maturazione dell’ultimo requisito, poi, per la decorrenza della pensione è necessario attendere un periodo di finestra pari a:
12 mesi per le lavoratrici dipendenti – 18 mesi per le lavoratrici autonome.
ESTENSIONE DELLA NO TAX AREA
Aumenta la soglia di reddito entro la quale i pensionati non versano l’Irpef. Pensionati sopra 75 anni: si passa dall’attuale soglia di 7.750 euro a 8.000. Pensionati sotto i 75 anni: si passa dall’attuale soglia di 7.500 euro a 7.750. Questa misura partirà dal 2017. Il Presidente Nazionale di CNA Pensionati, Giancarlo Pallanti commenta: “In Italia oltre il 40 per cento dei pensionati riceve mensilmente un assegno inferiore ai mille euro, nonostante l’Istat abbia fissato la soglia della povertà assoluta, per un pensionato ultra 60enne che vive solo, a 700 euro nel Centro Nord e a 500 euro nel Sud. E’ il motivo per cui, da tempo, chiediamo con urgenza al Governo l’estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati”. E aggiunge: “Non si tratta solo di una questione di equità sociale verso un importante segmento della popolazione italiana, ma rappresenterebbe – conclude Pallanti – una significativa misura di sostegno ai consumi, la cui crescita nel nostro Paese rimane molto bassa”.
ESODATI
Salvaguardia: è la settima (e ultima) operazione di tutela e interesserà circa 32.000 esodati. I 30 mila esodati esclusi dalla tutela si mobilitano proprio per chiedere all’Esecutivo di approvare un’ottava salvaguardia. Si tratta di quella platea di lavoratori che, con le vecchie regole, avrebbero maturato il diritto ad andare in pensione entro il 2018. Con l’intervento, infatti, verrebbe finalmente a chiudersi l’annoso capitolo esodati, che rimane uno dei focolai ancora accesi del versante previdenziale, nonostante siano passati più di 4 anni dalla Riforma delle Pensioni varata dal governo Monti-Fornero.
Giulia Lenci