Il Pd si divide, il Movimento Cinque Stelle si smarca sul “super canguro”, l’opinione pubblica si infiamma. Il voto slitta.
Il disegno di legge sulle unioni civili sta vivendo in questi giorni momenti molto concitati. La strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa. Tra consultazioni, strategie politiche, emendamenti canguro, ripensamenti dell’ultimo minuto, Palazzo Madama è ancora teatro di una discussione che sembra non trovare una conclusione. Intano, dopo le manifestazioni di piazza, l’opinione pubblica continua a scontrarsi sui nodi più delicati del ddl. Ripercorriamo fino ad oggi i momenti salienti di queste ultime consultazioni sul ddl Cirinnà.
Dietrofront dei Cinque Stelle sul “supercanguro”. Voto rimandato di una settimana
Partiamo dal colpo di scena di martedì 16 febbraio, giorno di votazioni in Senato. Mentre la discussione sul ddl Cirinnà era nel suo momento culminante, (il voto sul cosiddetto super canguro, il maxi-emendamento proposto da un esponente renziano del Pd, che di fatto eliminerebbe quasi tutte le centinaia di proposte di modifica), nonostante l’ala cattolica del Pd insisteva sulla votazione unica, a sorpresa i Cinque Stelle, dopo ore di incertezza, hanno respinto la richiesta, aprendo di fatto la strada al voto sulla legge, emendamento per emendamento. A quel punto lo scrutinio sul “supercanguro” è stato rinviato al giorno successivo. Duro il Pd sul cambio di rotta dei grillini. Per il capogruppo dem, Luigi Zanda, “il voltafaccia del M5s mette a rischio il ddl”. Il vicesegretario del partito, Debora Serracchiani, ha incalzato: “Il M5S tradisce il suo popolo e tutta l’Italia solo per il miserabile calcolo di fare lo sgambetto al Pd”. Una volta bocciato l’emendamento canguro, si è aperta la strada all’esame degli emendamenti. Ce ne sono 580 solo della Lega (100 dei quali ‘canguro’), più altri 200 in Aula. Con la dichiarata e dimostrata volontà ostruzionistica dell’area cattolica, delle minoranze e del Ncd, l’iter per l’approvazione del ddl Cirinnà inizia a prospettarsi sempre di più in salita. Dopo l’ultimo tentativo di mediazione andato a vuoto, al Senato la discussione ruota attorno al ‘canguro’ del senatore Pd Andrea Marcucci, ossia l’emendamento che cancella quasi tutte le modifiche avanzate dalle opposizioni e “salva” l’articolo 5 sulla “stepchild adoption”. Il primo voto dell’aula dunque stabilirà se “spacchettare” o meno il canguro, ossia votarlo in parti separate. Le consultazioni riprenderanno mercoledì 24 febbraio. La richiesta è stata presentata dal presidente dei senatori dem Luigi Zanda: un gruppo che sembrava favorevole a un iter del provvedimento ci ha ripensato. Quindi serve un lavoro di riflessione per riannodare dei fili politici” e, ha insistito, per “fare una buona legge”. Il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha accolto la richiesta del Pd e la Conferenza dei capigruppo, si esprimerà sulle ‘regole’ in base alle quali saranno valutati gli emendamenti e i voti segreti mercoledì 24 febbraio , quando l’Aula tornerà ad occuparsi del ddl Cirinnà.
Il Pd: “è necessaria una riflessione di qualche giorno, ma nessuno stralcio sulle adozioni”
Intanto il Pd, dopo aver ottenuto il rinvio del voto, punta ancora a portare avanti in Aula il ddl Cirinnà così com’è, e per farlo assumerà una serie di iniziative e avrà dei contatti con gli altri gruppi al fine di rendere praticabile tale obiettivo. È questo che emerge all’ufficio di presidenza del gruppo dem a Palazzo Madama riunito dal presidente Luigi Zanda, nel quale sono emerse alcune ipotesi da percorrere. L’obiettivo è far votare il provvedimento articolo per articolo, dopo di che, se quello con la “stepchild adoption” verrà cassato o modificato con emendamenti, sarà stata l’Aula a farlo e non avverrà per iniziativa preventiva del gruppo.
I funzionari del senato smentiscono la Cirinnà: sul disegno di legge si può chiudere in tre giorni
Per portare a casa il ddl sulle unioni civili ci vorrebbero “circa 166 giornate lavorative di 8 ore ciascuna”. Parola di Monica Cirinnà, la senatrice del Pd che ha dato il nome all’omonimo disegno di legge. Peccato però che a smentirla siano addirittura i funzionari del Senato. Che, spiegano come la partita sul provvedimento si potrebbe chiudere, in realtà, in 4 o 5 sedute. L’equivalente di 3 giorni di lavoro. Dopo che la Lega Nord ha ritirato il grosso dei suoi 5.000 emendamenti, sostengono, ne sono sopravvissuti 1.200, calcolando nel totale quelli presentati da tutti i gruppi parlamentari. Il fascicolo è arrivato sulla scrivania del presidente del Senato, Pietro Grasso, che l’ha studiato attentamente. Eliminati gli emendamenti inammissibili, gli estranei per materia e gli accorpabili, ne resterebbero da votare circa 500. “Un numero che rientra nella normale dialettica parlamentare – spiegano a Palazzo Madama –. Quattro sedute, cinque al massimo se ci fosse un po’ di ostruzionismo, bastano per esaurire le votazioni”. Riguardo al dietrofront dei Grillini la senatrice del Pd, Monica Cirinnà ha dichiarato amareggiata: “Mi sono fidata del Movimento 5 Stelle e ne pagherò l’errore”.
Bergoglio sulle unioni civili: “il Papa è per tutti e non si immischia nella politica italiana”
Papa Francesco è rientrato a Roma dal viaggio pastorale in Messico. Durante il volo ha dialogato con i giornalisti che hanno chiesto al Pontefice la sua posizione rispetto al ddl sulle unioni civili. “Io non so come stanno le cose nel Parlamento italiano. Il Papa non si immischia nella politica italiana”, ha risposto e ha ricordato che “nella prima riunione che io ho avuto con i vescovi nel maggio del 2013, una delle cose che ho detto: col governo arrangiatevi voi. Perché il Papa è per tutti e non può mettersi in politica. Questo non è il ruolo del Papa. E quello che penso io è quello che pensa la Chiesa e han detto in tanti perché questo non è il primo Paese che fa questa esperienza, ce ne sono tanti”. Rispondendo poi a una seconda domanda sullo stesso tema, Francesco ha detto di non ricordare bene il documento vaticano del 2003 in cui si dice tra l’altro che i parlamentari cattolici non devono votare questo tipo di leggi. “Ma il parlamentare cattolico – ha sottolineato – deve votare secondo la sua coscienza ben formata, questo direi soltanto. Credo che sia sufficiente, dico ben formata”.
Maria Rita Cappucci
Cos’è il “canguro” parlamentare
Il cosiddetto “canguro”, definizione puramente lessicale inesistente nella normativa, è una prassi parlamentare anti-ostruzionismo, già usata in passato, che consente di votare gli emendamenti accorpando quelli in tutto simili e quelli di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo emendamento, risultano decaduti tutti gli altri. Il “canguro” non è nuovo alle Aule parlamentari italiane, ma è al centro della scena in Senato da quando ha fatto decadere ben 1400 emendamenti alla riforma costituzionale. Il meccanismo non è mai stato previsto dal regolamento del Senato: la giunta per il regolamento di Palazzo Madama lo prese in prestito nel 1996 dal regolamento della Camera.