Alla cerimonia erano presenti le figlie e la presidente della Comunità ebraica di Roma
Comunicato stampa
Da ieri il parco pubblico di viale Lenin è intitolato a Giulio Amati, cittadino genzanese di religione ebraica, morto nel campo di lavoro di Landsberg nel 1945. Durante una cerimonia molto partecipata dai cittadini, dalle scuole, dalle autorità e dalla famiglia di Giulio Amati, sono stati ribaditi i valori che da sempre contraddistinguono la città di Genzano: la libertà e la sua difesa davanti a tutto. Presenti alla cerimonia le tre figlie, Enrica, Dora e Ornella con i figli e i nipoti che hanno fortemente voluto l’intitolazione del parco perché legate a Genzano da sempre. Giulio Amati, con la moglie e le tre figlie, aveva un negozio di abbigliamento sul corso di Genzano. Torturato a via Tasso, sotto gli occhi di una delle figlie, viene prima deportato ad Auschwitz, poi a Buchenwald e infine a Landsberg dove è morto. Oltre al sindaco e a esponenti dell’amministrazione comunale, hanno partecipato il rav. Josef Harbib, la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, Alessia Salmoni, nipote di Giulio Amati e presidente del consiglio municipale di Roma XII, Claudio Procaccia del centro di cultura ebraica di Roma. Ha portato il ricordo personale, leggendo i diari di famiglia, anche Sandro Giannini, presidente del Consiglio comunale di Genzano. Molte le classi presenti, delle scuole di Genzano Garibaldi, De Amicis, Landi, Pertini e Vailati.
Il sindaco di Genzano, Flavio Gabbarini, ha ricordato la figura di Giulio Amati nel contesto della città, sottolineando l’apertura della nostra comunità all’altro: “Dobbiamo sempre tenere presente la nostra storia, quella della città da dove veniamo, perché dalle tante piccole storie si è fatta la storia del Paese. Per noi è importante inaugurare un parco intitolato a Giulio Amati perché rappresenta una parte della nostra storia, che è una storia di resistenza al nazifascismo, di un sacrificio fatto da uomini che hanno perso la vita alle Fosse Ardeatine e sotto i bombardamenti”. “Ringrazio il sindaco per questa intitolazione, molto importante per la mia comunità – ha detto la presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello -. Giulio Amati era una persona normale, il motivo della sua storia è che è stato tradito da chi considerava amico. Questa è la storia di tanti ebrei”. Rivolta poi ai tanti ragazzi presenti, ha ribadito come sia importante ricordarsi che la libertà di ognuno deve essere la libertà dell’altro.