Nelle puntate precedenti avevo tentato di seguire un percorso a tema sulla “doppia anima del Naturalismo”, ma esigenze editoriali mi hanno fatto cambiare rotta per riferire piuttosto sugli avvenimenti artistici e le Mostre più importanti degli ultimi tempi. Così è stato per Matisse e per Ferroni ed ora come non parlare di Marc Chagall: Love and life dal titolo dell’importante esposizione al Chiostro del Bramante a Roma che si è protratta per tre mesi fino ai giorni nostri. Un Evento eccezionale per unicità e ricchezza ( ben 140 Opere) grazie alla disponibilità dell’Israel Museum che festeggia il suo cinquantenario esponendo le Opere che lo stesso Pittore e sua figlia hanno donato. 8 sezioni tematiche per disegnare la poetica di un Pittore che ha fuso in un unicum personalissimo la cultura ebraica delle sue origini, la cultura russa della sua terra natia e la cultura occidentale sua terra elettiva. La Parigi di Montparnasse e di Montmairtre, luoghi di incontri multietnici e di scambi esperienziali e la Provenza come buen retiro sono i momenti più intensi della sua lunga vita artistica, senza dimenticare il soggiorno in Germania, la fuga in America per le persecuzioni razziali, il rientro e l’adesione entusiasta in patria con l’avvento del comunismo. Una vita nomade proprio come quell’ “Ebreo errante” che è diventato il suo simbolo. “Le luci di Chagall risplendono ancora e con lui tutto l’ottimismo e la gioia di vivere che l’ha accompagnato nella sua lunga vita”( dal titolo del libro di sua moglie Bella). “Ho voluto cantare senza teoria, senza metodo, come un uccello – dirà lui stesso- e raccontare la bellezza del sogno e dell’amore”. Ne è un bell’esempio ”La coppia sopra St Paul” con i due fidanzatini che volano nel cielo di un paese rosseggiante del tramonto, tra i fiori della Provenza e il cielo azzurro. Una scenografia suggestiva dove sogno e realtà si fondono magicamente in nome dell’amore per la Natura e tutte le sue creature. Chagall è un surrealista , come lo definì Apollinaire? No, solo una lontana parentela, anche se a Breton sarebbe piaciuto, ma i punti di riferimento sono essenzialmente diversi. Non si tratta di liberare l’inconscio mettendo a nudo inquietudini, ansie, e angosce freudiane. Chagall al contrario insegue la bellezza del sogno allo stato puro, giungendo così al soprannaturale con tutta la sua miracolosa magia. Così in “Parigi dalla finestra” Chagall vede l’incanto di una Città sognata in una “luminosa festa mobile”, come la definisce E.Hemingway, dove la gente vola in tutte le direzioni, i vagoni della metrò sono capovolti, il gatto ha il viso umano e l’uomo ha due volti per indicare la circolarità della visione orfica. Una pittura giocosa, circense, carica di colore ed empatia con effetti luministici di grande intensità.