Dal popolo alle culture altre: quello che la musica può fare
Mai come in questo numero di ottobre la rubrica è stata così aderente nei contenuti al nome che porta. Gli artisti di cui parleremo rappresentano in maniera inequivocabile il fatto che oggi più che mai la ricerca del passato e la ramificazione di altre culture musicali, nella nostra, siano divenute realtà. Una realtà che evidentemente piace, e che di conseguenza feconda progetti, dischi e varie ed eventuali. “Le Mezze Stagioni” è uscito lo scorso luglio per l’etichetta tedesca Diventa Music, ed è il primo album del compositore e chitarrista romano Damiano La Rocca. Il titolo è foriero di quello di cui l’artista, con le sue composizioni, vuole parlarci. La mescolanza di jazz, pop e musicalità mediterranee “evoca la ricerca di un luogo ideale, di quella “mezza stagione”, né troppo calda né troppo fredda, a cui tutti aspiriamo e che conduce necessariamente ad una sintesi tra universi apparentemente inconciliabili”. Sono dieci le tracce presenti nel disco, che a loro volta descrivono “dei piccoli quadri di vita interiore in cui echeggiano sonorità etniche, un fraseggio elettrico tagliente ma mai privo di lirismo in cui la voce umana, utilizzata al pari di uno strumento musicale, ricopre un ruolo da coprotagonista”. Un disco che rappresenta un primo, deciso, passo di questo giovane musicista, e soprattutto che lascia intravedere un futuro quantomeno costellato di buone intenzioni. Il Canzoniere Popolare Italiano (CPI) va invece nella direzione opposta, ma allo stesso modo molto interessante. Il gruppo è nato da un nucleo costituitosi più o meno nel 2012, dedicato alla ricerca e l’esecuzione di canti popolari di tutte, o quasi, le regioni d’Italia, proposti nella loro lingua o dialetto originale e con arrangiamenti rispettosi degli ambienti musicali e socio-culturali nei quali sono verosimilmente nati ed evoluti. “Fiori di Zucca” è il loro primo cd, contiene 13 tracce, ed è acquistabile anche sul sito: www.canzonierepopolareitaliano.it. I CPI sono: Fulvio Filippini canto, chitarra, fisarmonica, armonica, Lucia Asta, canto e tamburello, Vito Asta canto, chitarra, mandolino, flauto, armonica, Vittorio Pataia, canto, chitarra e chitarra battente. Nei brani che compongono il disco vengono rappresentate diverse regioni italiane, attraverso canti spontanei, nati dal popolo, canti d’autore, che riflettono fedelmente lo spirito popolare, e canti dalle origini più disparate, adottati dal popolo, che li ha fatti suoi e li ha, talvolta, modificati nel corso del tempo. L’abilità di questi artisti è stata soprattutto quella di avviare una ricerca territoriale non facile, quindi con grandi sforzi e che continua tuttora, e riprodurla in modo efficace e più fedele possibile.