Legge di stabilità e riforma costituzionale

Unioni civili arriva in Senato il ddl Cirinnà bis
25 Novembre 2015
Velletri: EXPO 2015
25 Novembre 2015

Legge di stabilità e riforma costituzionale

L’autunno caldo delle riforme targate Renzi.

Il governo Renzi continua senza sosta verso il suo obiettivo: attuare un piano di riforme per modificare l’assetto politico, istituzionale e costituzionale del Paese. Dopo la riforma della pubblica amministrazione, sono in arrivo due importanti leggi che cambieranno il volto dell’italia: stiamo parlando della legge di stabilità e delle riforma costituzionale. Vediamo nel dettaglio quali sono i punti cardine di queste riforme, e l’iter che dovranno intraprendere per diventare operative.

Legge di stabilità 2016: istruzioni per l’uso.
È stato presentato il 15 ottobre al termine del Consiglio dei Ministri il provvedimento economico più atteso per l’anno venturo. Stiamo parlando ovviamente della legge di stabilità, una manovra fiscale ed economica che ammonterà a una cifra compresa tra i 27 e i 30 miliardi. Il testo della legge, dopo le tanto attese relazioni effettuate dai tecnici, è giunto al Quirinale per passare sotto l’esame del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Contestualmente, la proposta di manovra sarà trasmessa alla Commissione Ue, che si prenderà un paio di settimane di tempo per manifestare le proprie osservazioni ed entro il 30 novembre esprimerà il proprio giudizio. Parallelamente, il dibattito parlamentare interno è già in pieno svolgimento. Dalla Commissione bilancio di palazzo Madama, il testo approderà prima nell’Aula del Senato e poi in quella della Camera per essere approvato in via definitiva entro natale, dopo almeno due letture. La manovra porta già con se una selva di polemiche da parte dei sindacati, in particolar modo per quanto riguarda la riforma delle pensioni. Ecco, di seguito, una panoramica sulle misure più importanti.

Cosa cambierà per i cittadini: i quattro pilastri della manovra economica.
Da un’importante riduzione delle tasse, a un piano contro la povertà, passando per incentivi al lavoro ed investimenti per far ripartire il Sud. Sono quattro i principali pilastri della manovra che si propone di cambiare le regole economiche del nostro Paese.
Riduzione del carico fiscale: abolizione delle tasse sulla prima casa.
Per ridare ossigeno alle famiglie e restituire forza al settore dell’edilizia, com’è ormai noto, il governo intende ridurre la tassazione sulla casa, eliminando l’Imu e la Tasi sulla prima abitazione. Non solo, per favorire gli investimenti verrà anche ridotta la tassazione sul capitale, Imu su terreni agricoli e imbullonati (ossia i macchinari industriali pesanti ancorati al terreno). E ancora, per sostenere le imprese, già con questa manovra comincerà a ridurre l’Ires di uno o due punti percentuali (l’imposta sul reddito delle società oggi è al 27,5%), senza attendere il 2017.
Decontribuzione sul lavoro.
Per premiare le assunzioni stabili e continuare a sostenere la crescita dell’occupazione a tempo indeterminato, palazzo Chigi ha intenzione di mantenere la decontribuzione sul lavoro anche nel 2016. Una delle ipotesi del dibattito in corso è la decontribuzione per tutti i nuovi assunti ma con il dimezzamento della soglia annua massima (da 8.060 a circa 4mila euro).
Investimenti e Sud.
La legge di stabilità conterrà misure per incentivare gli investimenti e “rivitalizzare l’economia meridionale”. Per questo l’intenzione è convogliare gli investimenti infrastrutturali proprio nelle regioni del Sud: dalla banda larga agli interventi per la messa in sicurezza del territorio. Tra le misure in grado di aiutare gli investimenti, inoltre, si sta pensando di incentivare il salario di produttività e il welfare aziendale. Ci sarebbero poi sostegni fiscali all’innovazione e all’efficienza energetica. E sempre per incoraggiare gli investimenti è previsto anche uno sconto fiscale legato all’acquisto di macchinari: chi investirà in beni strumentali nel 2016 (purché non siano immobili), potrà portare in ammortamento fino al 130/140% del valore.
Piano contro la povertà.
Per la prima volta si parla di una misura strutturale contro la povertà. Si tratterebbe di una legge delega (connessa alla manovra) in grado di riordinare tutti gli strumenti di assistenza sociale e di combattere la povertà. Secondo fonti del governo, il piano contro la povertà sarà di oltre un miliardo e prevede soprattutto misure a favore delle famiglie povere, con Isee basso e con una particolare attenzione ai minori.

Lavoratori autonomi, pensionati e canone Rai, gli altri provvedimenti previsti dalla manovra.
La legge di stabilità rivolgerà un’attenzione particolare anche al lavoro autonomo. Si vuole riformare il regime dei minimi e attraverso una legge delega si sta pensando di tutelare maggiormente i lavoratori autonomi e di aiutarli sul fronte fiscale rendendo deducibili, ad esempio, le spese in formazione e aggiornamento per incentivare la crescita della professionalità. Quanto al nodo previdenziale, il governo è al lavoro per gestire la contingenza: dalla settima salvaguardia per gli esodati al mantenimento dell’opzione donna, la norma che consente alle lavoratrici di andare in pensione anticipatamente optando per il sistema contributivo. Novità anche per il canone Rai: la tassa è stata abbassata da 113 a 100 euro e arriverà con la bolletta della luce per abbattere l’evasione. Dal 2017 il canone scenderà a 95 euro.

Riforma del Senato: inizia la corsa verso la fine del bicameralismo perfetto.
Il 13 ottobre 2015 il Senato della Repubblica con 178 voti favorevoli, 16 contrari e 7 astenuti ha approvato il ddl di riforma costituzionale finalizzato al superamento del bicameralismo perfetto. Il testo, dopo l’approvazione del Senato, deve ripassare alla Camera per la quarta lettura, ovvero quella definitiva. Dopo questo ulteriore passaggio, la riforma costituzionale potrà diventare legge, ma non prima di aver superato il consenso diretto dei cittadini. A tal proposito, il premier Renzi ha già previsto un referendum costituzionale per l’autunno 2016. Ma vediamo .in cosa consiste la riforma, quali sono i punti cardine e come cambierà il nostro sistema costituzionale.

Ecco cosa prevede in sintesi il testo della riforma.
Innanzitutto i nuovi numeri del Senato: il numero dei senatori passerà da 315 a 100, di cui 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal capo dello Stato per 7 anni. La grande novità della riforma di fatto sarà la sparizione del bicameralismo perfetto. Con la nuova riforma costituzionale, Il Senato non avrà più il potere di dare o togliere la fiducia al governo, che sarà una prerogativa della Camera. Il Senato avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze e sarà costretto a farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni. Più complessa la situazione per quanto riguarda le leggi che concernono i poteri delle regioni e degli enti locali, sui quali il Senato conserva maggiori poteri. Il Senato potrà votare anche la legge di bilancio: le proposte di modifica vanno consegnate entro 15 giorni e comunque l’ultima parola spetta alla Camera.

Elezione dei senatori.
Secondo l’accordo raggiunto all’interno del Pd, a scegliere i nuovi senatori saranno i consigli regionali, che li eleggeranno al loro interno e tra i sindaci della regione. I nuovi senatori inoltre non prenderanno nessun tipo di indennità per lo svolgimento del loro incarico.

Il governo si fa più forte e cambia l’elezione del Presidente della Repubblica.
Ad oggi l’inquilino del Quirinale viene eletto dai deputati, dai senatori e da 58 delegati regionali: nei primi tre scrutini è necessaria la maggioranza dei due terzi, dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta. Con la riforma viene ridotta notevolmente la platea dei grandi elettori perché spariscono i delegati regionali e viene modificato il quorum: nei primi quattro scrutini è necessario il quorum dei due terzi, dal quinto all’ottavo scrutinio servono tre quinti dei votanti, dal nono scrutinio basta la maggioranza assoluta. La riforma prevede anche una corsia preferenziale per alcuni provvedimenti del governo, che la Camera dovrà votare entro un massimo di 60 giorni.

Cambia il volto dei referendum.
Resta fissato a 500 mila il numero delle firme per indire un referendum, ma se i comitati promotori riescono a raccoglierne 800 mila, si abbassa il quorum: non più il 50% più uno degli aventi diritto, ma il 50% più uno dei votanti all’ultima tornata elettorale. Viene introdotta la possibilità di un referendum propositivo e di indirizzo, che si aggiungerà a quello abrogativo. Sarà più difficile portare in Parlamento una legge di iniziativa popolare: se oggi servono 50 mila firme, dopo la riforma ne serviranno 150 mila.

Maria Rita Cappucci

Comments are closed.