Mettere in un bussolotto tutti gli Eventi di cui vorrei parlare e farli estrarre dalla Fortuna bendata. Ecco potrei fare così per togliermi dai dubbi che mi assalgono data la mega offerta di Mostre accattivanti. Ma questa volta non ho esitazioni: scelgo la Reggia di Venaria a Torino. Già il luogo è tutto un programma, se poi sappiamo che ospita una Mostra megagalattica che racconta la Saga dei Brueghel, la famiglia di pittori fiamminghi, forse la più prolifica dinastia di artisti di grandissimo livello che abbia conosciuto l’Olanda e l’Europa intera per tutto l’arco del ‘500 e ‘600, allora non ci resta che prenotare il treno e partire. 150 anni, tanto dura l’attività dei Brueghel, di testimonianze in diretta della vita di una città come Anversa, cuore pulsante e centro nevralgico di tutto un movimento esploso con la scoperta di Colombo che vive l’autunno del Medio Evo e la nascita del mondo moderno. Un passaggio epocale che vede il fibrillare dei commerci marittimi sulle rotte del Nuovo Mondo che faranno la ricchezza dell’Olanda, ai danni di Venezia che perde così il suo primato, ma anche una rinascita spirituale e sociale che coinvolge il popolo minuto con tutti i suoi problemi. E’ lo scenario prediletto da Pieter Brueghel il Vecchio, noto come l’immaginifico “pittore dei contadini” per le sue scelte tematiche volte a descrivere, in una visione corale, i momenti salienti di una realtà a volte cruda e crudele e a volte ludica, ironica o allegorica con straordinaria naturalezza. Una mappatura dell’anima costellata da minuziosi paesaggi irreali di estrema suggestione. Muore ancora giovane Pieter (1569), in compenso lascia una scia di figli, nipoti e pronipoti che animeranno le scene artistiche fiamminghe con tutti i non sensi di un’epoca segnata dalla Riforma Protestante, da 80 anni di guerre contro gli Asburgo con la rivolta dei Paesi bassi e il conseguente spargimento di sangue e la proclamazione della Repubblica delle Province Unite. Anversa, pur colpita dall’inaudita ferocia delle repressioni del famigerato Duca D’Alba, pullula di attività lucrose. Le morti e le epidemie non la fermano. Fiumi di sangue scorrono per le sue vie alternati a fiumi d’oro, diamanti, spezie pregiate, allume e ogni ben di Dio. In questo scenario è sempre il popolo con i suoi vizi, virtù e miserie il protagonista principale, anche con Pieter Brueghel il Giovane (1564-1637) come si può ben vedere nella famosa tela “Danza nuziale all’aperto”, o con Jan Brueghel il Giovane con le sue allegorie fantasmagoriche in cui aleggiano i segni evidenti della corruzione e della “vanitas” di una società opulenta. Resta il grande merito di aver dipinto il sociale nella sua nuda crudezza, senza orpelli né ipocrisie, testimoni di un Manierismo ante litteram che ha fatto storia.