“Finalmente Vale…”
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E Brexit sia!

Il Regno Unito ha votato per uscire dall’Europa.
Dal crollo della sterlina al panico sui mercati, da cosa faranno le aziende in Gran Bretagna ai rischi per l’Italia. Ecco le possibili conseguenze della vittoria dei ‘leave’ al referendum sull’uscita dall’Unione Europea.

Una tempesta politica e finanziaria. Il voto sulla Brexit ha trascinato l’Europa – e non solo – nell’incertezza, appena si è intuito il responso. È stato un testa a testa costante, con continui ribaltamenti di fronte: alla fine ha vinto il Leave sul Remain e la Gran Bretagna è fuori dalla Ue. Nel referendum di giovedì 23 giugno, il 51,9 % dei britannici ha detto di voler lasciare l’Unione europea, contro il 48,1% che preferirebbe restare. Il premier britannico, David Cameron, ha annunciato le sue dimissioni: rimarrà a Downing Street altri tre mesi, ma poi è necessario che per la guida dei negoziati con l’Ue ci sia una nuova leadership. Alta l’affluenza alle urne: ha votato il 72,2% dei cittadini. Il voto rappresenta la sconfitta più netta per i fautori di una maggiore integrazione europea dopo la Seconda Guerra Mondiale e rischia di innescare un effetto domino in altri Paesi, anche se, secondo il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, “non ci sarà alcuna reazione a catena. In Inghilterra il dibattito è molto acceso e ha visto il coinvolgimento di diversi politici, istituzioni internazionali e nazionali nonché agenzie di rating e case d’affari. Il Fondo Monetario Internazionale, le agenzie di rating, Obama e una lunga lista di personaggi ed organizzazioni, compresa la Bank of England, si erano schierati contro l’uscita dall’UE del Regno Unito ammonendo dei possibili rischi. Boris Johnson, ex-sindaco di Londra, è uno dei più accesi sostenitori della Brexit, usando talvolta parole di fuoco contro l’Unione Europea e spiegando sui giornali i perché della sua avversione all’Europa unita. David Cameron, che fa parte dello stesso partito di Johnson, ha fatto di tutto per convincere sempre più cittadini a votare a favore di una permanenza UE, ma ha fallito. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha rassicurato il milione di cittadini europei che vivono nella capitale britannica : “Siete i benvenuti qui”: L’esponente laburista ha anche rassicurato sul fatto che la metropoli continuerà ad essere prospera e aperta agli investitori. Non c’è chiarezza su quali siano gli effetti di un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, come affermato dallo stesso parlamento inglese, eppure l’evento è già stato inserito nella top 5 dei possibili scenari catastrofici per i mercati dall’Economist.
Brexit, domande e risposte: ora che succede all’economia e alle Borse europee e mondiali
La decisione degli elettori britannici di uscire dall’Unione Europea sta avendo conseguenze traumatiche sui mercati globali. La notte subito dopo il risultato del voto, la sterlina è scesa dell’11% contro il dollaro, toccando i minimi da 30 anni a questa parte, mentre la borsa di Londra ha perso l’8% in apertura, trascinando giù tutti gli altri mercati. Gli investitori temono che per il Regno Unito si apra un periodo di grande incertezza. Le negoziazioni su che accordi prendere con l’UE dureranno almeno due anni. Ci sono poi preoccupazioni legate all’enorme deficit esterno della Gran Bretagna, pari al 7% del prodotto interno lordo, che dovrà continuare ad essere finanziato dagli investimenti stranieri in un periodo di grande turbolenza. Il rischio è una crisi della bilancia dei pagamenti, come quelle che Londra ha vissuto negli anni ‘70. Gli operatori di mercato temono che “Brexit” possa avere degli effetti a catena nel resto dell’UE. Le difficoltà economiche del Regno Unito potrebbero contagiare gli altri Paesi, per esempio attraverso un rallentamento delle importazioni britanniche dall’UE. Vi è poi una preoccupazione che l’UE stia entrando in una fase di nuova instabilità, marcata dalla crescita dei partiti populisti come, ad esempio, il Movimento 5 Stelle in Italia o il Fronte Nazionale in Francia. Infine, il clima generalizzato di paura porta gli investitori a vendere comunque le azioni ritenute meno sicure, come, ad esempio, quelle delle banche italiane.
Chi può intervenire?
Le banche centrali stanno già intervenendo nel mercato delle valute: la Banca Nazionale Svizzera sta vendendo franchi per evitare che la valuta si apprezzi troppo. Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, ha annunciato che sarà pronto a sostenere la sterlina, e ha messo a disposizione 250 miliardi per altre operazioni di mercato. Per ora, la Banca Centrale Europea non è ancora intervenuta, ma, come detto dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, anche a Francoforte sono pronti a intervenire, ove necessario, usando i tassi d’interesse, oltre ad altri strumenti come gli swap o i repo.
Che faranno le aziende in Gran Bretagna?
Tutte le principali istituzioni finanziarie mondiali e la maggior parte degli economisti pensano che Brexit raffredderà la voglia delle aziende di investire, almeno finché non sarà chiaro quali saranno gli accordi raggiunti con l’Unione Europea. La crisi di governo causata dalle dimissioni del premier David Cameron, contribuiranno a questo clima di cautela. Nel frattempo, però, alcune aziende potrebbero decidere di spostare le loro operazioni all’estero. Gli occhi sono puntati sulle banche e le altre società di servizi finanziari, che già riflettono sul se spostarsi a Francoforte, Dublino o Parigi per continuare a godere dell’accesso agli altri mercati UE. Grandi aziende automobilistiche come la Toyota hanno fatto capire che potrebbero essere costrette a tagliare posti di lavoro in Gran Bretagna per abbassare i costi. Vi sono anche preoccupazioni per il settore dell’edilizia: il mercato immobiliare è destinato a frenare, soprattutto a Londra, dove c’è il rischio di una caduta dei prezzi dalle quotazioni vertiginose raggiunte in questi anni.
Quali sono i rischi per l’Italia?
Il problema principale riguarda l’andamento dei mercati azionari e, in particolare, dei titoli bancari, che già in apertura hanno sofferto come quelli di altri Paesi europei. Il sistema bancario italiano è in un momento di grande fragilità, anche se il governatore Visco, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, e il presidente della Consob, Giusepee Vegas si sono detti sicuri oggi che l’Italia non corra rischi particolari. Se Brexit dovesse avere effetti prolungati sull’economia europea, a soffrirne sarebbero prima di tutto le nostre aziende esportatrici. Più in generale, ci potrebbe essere un raffreddamento della volontà di investire in nuova capacità produttiva. Quanto al lungo periodo, molto dipenderà da che accordi l’UE prenderà con la Gran Bretagna: la società Prometeia ha stimato oggi che il danno per le aziende dai dazi imposti da Londra potrebbe essere di circa un miliardo.

Maria Rita Cappucci

Brexit: Cos’è?
Con il termine Brexit ci riferiamo alla crasi dell’espressione Britain exit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dalla UE. Diversamente dalla Grexit, ossia l’uscita della Grecia dalla UE, per la Gran Bretagna, che non ha mai adottato la moneta euro, si tratta di uscire dall’Unione Europea politica e di ritirarsi dai trattati europei e dagli accordi. 

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