Il coraggio, la passione e la forza di Maria Montessori: dalla medicina alle Scuole dei Bambini
La Giovinezza e gli studi
A Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto del 1870 nasce Mara Montessori. All’età di tre anni la famiglia Montessori si trasferisce prima a Firenze e successivamente a Roma. Maria frequenta le scuole elementari e studia il francese e pianoforte, che però abbandona presto. Dagli undici anni mostra una naturale inclinazione per le materie scientifiche. Si diploma alla Regia scuola tecnica, da poco aperta a Roma, e dopo decide di iscriversi alla facoltà di Medicina della Sapienza divenendo una delle prime donne a laurearsi in questo ambito in Italia, nel 1896. Durante il periodo universitario approfondisce gli studi e le ricerche in pediatria, psichiatria e igiene. Dopo essersi laureata diviene assistente alla clinica psichiatrica universitaria di Roma dedicandosi ai bambini con problemi psichici. Maria Montessori, partecipando a convegni e a conferenze, tenute in tutta Europa, approfondisce e ricerca metodi e teorie per il recupero dei “bambini anormali”, come venivano definiti all’epoca. Nel 1989 presenta a Torino, in occasione di un convegno pedagogico, i risultati delle proprie ricerche, in merito ai quali ottiene la direzione della scuola magistrale ortofrenica di Roma. Maria scende in campo anche nella lotta per l’emancipazione femminile. Famoso è il suo intervento a favore del diritto della parità salariale tra donne e uomini tenuto al Congresso Femminile di Berlino del 1896, cui partecipa in rappresentanza dell’Italia. In occasione degli studi sui bambini con ritardi psichici, collabora con Giuseppe Montesano, a cui si lega sentimentalmente. Dalla relazione nasce nel 1898 Mario, che Maria partorisce di nascosto e affida a una famiglia di Vicovaro, paesino del Lazio. Dopo la morte di sua madre, Maria può prendere il figlio, ormai quattordicenne, a vivere con sé. Nel frattempo la relazione con Giuseppe termina in modo drammatico: dopo aver appreso che Montesano avrebbe sposato un’altra donna, Maria decide di vestirsi solo di nero, in lutto eterno per quell’amore finito.
Le Case dei Bambini e gli anni del fascismo
Agli inizi del Novecento apre nella zona di San Lorenzo la prima “Casa dei Bambini”, in cui applica un innovativo sistema per la scuola dell’infanzia, raccontato nel libro “Il metodo della pedagogia scientifica, volume che le dà notorietà anche all’estero, suscitando interesse soprattutto nel Nord America. Nei primi anni 20, il regime fascista incentiva e promuove l’apertura di nuove “Case dei Bambini”: da un lato Mussolini ha l’esigenza di ridurre il forte tasso di analfabetismo in alcune aree d’Italia e, dall’altro, pensa di poter sfruttare il lustro internazionale di Montessori a proprio favore. Successivamente, soprattutto dopo il delitto Matteotti, i rapporti con Montessori peggiorano: molte scuole montessoriane vengono chiuse e la stessa Maria viene emarginata dalla dittatura. Nel 1933 Maria si dimette dall’Opera nazionale e l’anno seguente è costretta a lasciare l’Italia: iniziano così i suoi molti viaggi. Nel 1947 rientra in Italia ottenendo la possibilità di rimettere in piedi l’Opera nazionale, da lei fondata nel 1924. Si trasferisce nei Paesi Bassi e muore a 82 anni a Noordwijk il 6 maggio del 1952.
La pedagogia e il metodo montessoriano
Il metodo pedagogico montessoriano si basa principalmente sulla libertà dell’allievo di sperimentare autonomamente: solamente attraverso la libertà si possono favorire la creatività e altre doti presenti nella natura dei bambini. Maria Montessori sostiene la necessità di un nuovo approccio scientifico nel campo dell’educazione: oggetto dell’osservazione scientifica non deve essere semplicemente il bambino in sé, ma anche l’ambiente educativo che lo porta a conoscere e a scoprire il mondo, e che per questo deve essere il più possibile spontaneo. Proprio a tal fine Maria introduce la novità di una scuola concepita a misura di bambino, e non di adulto come accadeva nei primi del Novecento. La “Casa dei Bambini” realizza proprio queste teorie: tutto l’arredamento è progettato per essere proporzionato alle possibilità e alle esigenze dei bambini, all’interno strumenti e soluzioni didattiche tese ad attivare la creatività e l’apprendimento attraverso il gioco e la possibilità di sperimentare.
L’impegno alla lotta contro l’analfabetismo mondiale
In “Analfabetismo mondiale” Maria Montessori sostiene l’assoluta importanza di far fronte al fenomeno dell’analfabetismo: il parlare senza saper leggere e scrivere, secondo la studiosa, equivale ad essere tagliati completamente fuori da qualsiasi relazione sociale. È importate quindi che alla parola sia unita l’abilità della scrittura. La potenza dell’alfabeto, conquista più importante per tutta l’umanità, secondo la studiosa non è semplicemente quella di far capire le parole scritte nel loro senso, ma è quella di dare nuovi caratteri al linguaggio raddoppiandolo. La padronanza dell’alfabeto arricchisce l’uomo, estende i suoi poteri naturali di esprimersi, li rende permanenti, li trasmette nel tempo e nello spazio, gli permette di rivolgersi all’umanità e alle nuove generazioni. Scrive Maria Montessori: «il linguaggio è lì in ogni uomo. Gli analfabeti lo posseggono, lo portano con sé. Dunque risvegliarlo, farne rendere consci i possessori, indicare che è all’interno della loro mente che bisogna ricorrere per utilizzarlo. Questo è un tentativo di rinnovare dalla inerzia l’intelligenza stagnante: e ciò è necessario perché bisogna proseguire ancora: e andare alla conquista effettiva del mondo stampato, dove si possono raccogliere i pensieri e gli avvertimenti degli altri uomini.»
Giulia Lenci