È partita la sperimentazione del ministero dell’Interno.
A Milano hanno operato in centro e via Paolo Sarpi. A Roma nelle zone di piazza Vittorio, Termini e Santa Maria Maggiore.
Due agenti a Roma e due a Milano. Inviati direttamente dal capo della polizia di Pechino. Dal 3 fino al 13 maggio per due settimana, si è svolta una sperimentazione voluta dal Ministero dell’Interno dove forze dell’ordine cinesi hanno affiancato poliziotti e carabinieri italiani nei servizi di pattuglia delle zone ad alta densità turistica e di immigrazione cinese. Lo scopo è stato chiaro: spingere la comunità a vincere la «naturale» diffidenza verso le forze dell’ordine e dall’altro lato aiutare la polizia italiana a penetrare il muro di omertà delle organizzazioni criminali asiatiche. L’iniziativa è stata presentata al Viminale dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, insieme al capo della polizia Alessandro Pansa, all’ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu ed al direttore generale della cooperazione internazionale del Dipartimento della pubblica sicurezza cinese, Liao Jinrong. Per il momento la sperimentazione ha avuto una durata di sole due settimane. Per il Viminale e il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha fortemente voluto questo progetto, potrebbe trattarsi soltanto della «fase 1» nella collaborazione tra governo italiano e cinese sul fronte della sicurezza. Nella prima settimana gli agenti di Pechino hanno affiancato le pattuglie dell’Arma, poi è stata la volta all’Ufficio prevenzione generale della questura. “Si tratta di un progetto sperimentale – ha sottolineato Alfano – non solo non ci sono precedenti in Italia ma è il primo esempio in Europa. Anche in questo caso abbiamo dimostrato, come avevamo già fatto con altri Paesi europei, che in Italia si può cooperare con divise di un altro Paese. E siamo sicuri che la stessa cosa avverrà anche a parti inverse. Il periodo prescelto per le due settimane della durata della cooperazione – ha spiegato il ministro – è quello in cui, negli ultimi quattro anni, si è registrato il maggior afflusso di turisti stranieri”. Per il capo della polizia Alessandro Pansa “si tratta di strumenti di cooperazione impensabili fino a qualche tempo fa, persino tra Paesi europei”. Riguardo ai dettagli dell’operazione, alle questure è toccato il compito di decidere i turni delle pattuglie e le zone di maggior impiego delle forze asiatiche, concentratesi soprattutto nei quartieri di Milano e Roma più frequentati da turisti soprattutto cinesi. A Milano infatti l’operazione si è concentrata sulla zona del Centro e sull’area via Paolo Sarpi. Un quartiere semicentrale caratterizzato negli anni Settanta e Ottanta da un forte flusso di immigrazione, soprattutto dalla regione dello Zhejiang. Oltre ai grossisti di abbigliamento e pellame, sono arrivati anche esponenti delle principali bande criminali tra traffico di ketamina ed estorsioni. Ancora oggi c’è un discreto flusso di immigrazione di giovanissimi e non sempre i ragazzi di seconda generazione sono riusciti ad integrarsi. Dieci anni fa la zona è stata teatro di regolamenti di conti in strada e di decine di retate. Anche se varie fonti investigative hanno effettivamente registrato una maggiore apertura della comunità e una sempre più decisiva collaborazione alle indagini. A Roma occhi puntati sulle zone di piazza Vittorio, stazione Termini e Santa Maria Maggiore. Il progetto segue quello già avviato un anno fa con la polizia spagnola. Ma di certo una collaborazione così stretta tra Italia e Cina, Paese non europeo, segna una novità anche sul fronte degli aspetti giuridici dell’impiego. I poliziotti in missione sono stati selezionati (e addestrati) da funzionari di polizia e carabinieri inviati a Pechino nei mesi precedenti all’avvio della sperimentazione.
Maria Rita Cappucci