Palmira, 5 anni per ricostruirla

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Palmira, 5 anni per ricostruirla

Franceschini: “Inviamo i nostri Caschi Blu della Cultura”

L’esercito siriano e i miliziani hanno riconquistato Palmira. Ora si valutano i danni. Intanto Il ministro Franceschini propone un corpo speciale pronto ad intervenire a tutela del patrimonio culturale. 

Almeno cinque anni di lavori delicati e costosi, questo è quanto servirà per restaurare i monumenti del sito archeologico di Palmira, danneggiato dalle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Isis). Lo ha affermato il responsabile delle Antichità siriane, Maamoun Abdulkarim. Lo stesso direttore delle antichità siriane, dopo un primo sopralluogo alla Palmira appena strappata a Isis, aveva detto: “Ci aspettavamo il peggio ma nel complesso è in buono stato. Avremmo potuto perdere completamente Palmira”. Secondo Abdulkarim, le antichità nella zona sud-occidentale sono quelle meglio sopravvissute alla furia iconoclasta dei jihadisti sunniti. Ma i vuoti lasciati, dai saccheggi e dalle distruzioni di Daesh, restano. Gli uomini del sedicente califfo Abu Bakr al Baghdadi hanno conquistato Palmira a maggio del 2015 e, oltre ad uccidere decine di soldati siriani ed il curatore della città, un archeologo 82enne, hanno in rapida successione fatto saltare in aria con il tritolo il grande tempio di Bel, quello di Baal Shamin, le torri funerarie romane, e l’arco di Trionfo. Molte delle più importanti vestigia, del sito archeologico romano dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sono quasi intatte: l’Agorà, il teatro romano, le mura delle città.
Una task force con una preparazione in campo storico-artistico
“I nostri Caschi Blu della Cultura sono pronti ad intervenire a tutela del patrimonio culturale devastato dal terrorismo internazionale”. Lo ha ribadito il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Il ministro ha offerto dunque l’immediata disponibilità di un corpo di forze speciali delle Nazioni Unite, nato su iniziativa italiana e costituito da esponenti dell’Arma dei carabinieri che hanno avuto una duplice formazione: quella operativa, per partecipare ad azioni in aree a forte rischio di attacchi terroristici, ma anche una preparazione di natura storica, artistica e culturale. I caschi blu in questo caso si avvarranno anche di restauratori e sono coadiuvati da docenti universitari specializzati in base all’area di intervento. Dario Franceschini, che aveva esposto le caratteristiche del nuovo corpo speciale al consiglio generale dell’Unesco che si è tenuto a Parigi, ha dunque dichiarato “piena disponibilità” da parte dell’esecutivo per l’invio a Palmira dei caschi blu della cultura.
Palmira “la città delle palme”
Palmira è stata in passato uno dei centri culturali più importanti del mondo antico, luogo di transito delle carovane che attraversavano l’arido deserto al centro della Siria lungo la Via della Seta. Situata a 210 km da Damasco, la “Perla del Deserto”, iscritta dall’Unesco nel Patrimonio mondiale dell’Umanità, è un’oasi il cui nome apparve per la prima volta su una tavoletta 4mila anni fa. Dopo la conquista romana, a partire dal I secolo avanti Cristo, la Città delle Palme, diventa una località ricca e lussuosa grazie al commercio di spezie e profumi, seta e avorio. La via principale, con il lungo colonnato, dava il benvenuto ai carovanieri: 750 colonne allineate su entrambi i lati per quasi un chilometro e mezzo. Nel 129, l’imperatore Adriano la trasforma in città libera e prende il nome di Adriana Palmira; risalgono a quell’epoca i templi principali, come quello di Bel (il cui tetto, ora sparito, era originariamente coperto d’oro). Nella città era venerata la trinità composta dal dio babilonese Bel, l’equivalente di Zeus, Yarhibol (il Sole) e Aglibol (la Luna) fino a quando, nel II secolo dopo Cristo, non arrivò il cristianesimo. Nel III secolo, approfittando delle difficoltà dell’Impero Romano, la città si trasforma in regno sotto la dinastia Sassanide, che si ribella a Roma. La regina più famosa, Zenobia, nel 270, conquista tutta la Siria, una parte dell’Egitto e anche l’Asia minore. Ma l’imperatore Aureliano riconquista la città, Zenobia è condotta a Roma e Palmira conosce il suo declino. Prima dell’inizio della crisi in Siria, nel 2011, la città era visitata da oltre 150mila turisti all’anno, che accorrevano per vedere le oltre 1mille colonne, le statue e la formidabile necropoli di 500 tombe.

Maria Rita Cappucci

 

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